L’arte di fabbricare i Fuochi d’Artificio, è molto antica, essa ha origine in Cina, da dove fu importata, nell’area del Mediterraneo, verso il XII° Secolo dagli Arabi.

Nel 1535 il trattato “De la Pirotechnia” di V. Biringuccio, descrive sia gli Artifici usati per scopo di guerra, sia quelli impiegati in occasioni di Festeggiamenti, in quanto anticamente gli artificieri militari, dovevano provvedere anche alla fabbricazione di fuochi da accendere durante gli spettacoli per celebrare la Vittoria. In seguito, l’impiego di Fuochi d’Artificio, si estese anche ad altre feste, come quelle Sacre e ad altre occasioni.

Nel Secolo XVII° vi furono due scuole di Fuochi d’artificio, quella di Norimberga e quella Italiana, che si specializzò, ben presto, nella fabbricazione di Fuochi artisticamente elaborati, capaci di produrre effetti scenografici molto spettacolari. Agli inizi del XVIII° Secolo, ebbero grande rinomanza i Ruggieri, padre e figlio, di Bologna, i quali eseguirono a Parigi i fuochi pirotecnici più belli e splendenti che si siano mai visti.
Artigiani specializzatiOggi, la fabbricazione di Fuochi d’Artificio, è opera di artigiani specializzati, che spesso si tramandano il mestiere di generazione in generazione.

I Fuochi Pirotecnici “che bruciano sopra terra” e che non vengono lanciati in aria, chiamati comunemente con un termine improprio: “BATTERIE”sono entrati a far parte delle tradizioni delle nostre feste Religiose, e in particolar modo, della nostra Festa Patronale, associati allo svolgimento di funzioni religiose, come le Processioni. Queste manifestazioni popolari, hanno un’origine storica, anche nella nostra terra, infatti leggiamo in: Antonio Masselli – Cenni Storici Sulla Devozione per la Vergine del Soccorso – 1987- pag.50- “Anche l’usanza dei Fuochi Pirotecnici e delle così dette Batterie, è un’usanza molto antica, durante le processioni sacre. Abbiamo notizia da un antico documento di tale usanza e leggiamo: in quell’anno medesimo, 1619 un tale Filippo Urbano, della Terra di Rignano, mentre facevasi la solita processione della Vergine di Stignano, e ritornava la statua alla sua Chiesa, uscì cogli altri compagni, scaricando l’archibugio in onore di Maria, conforme è l’usanza del paese quindi, anticamente, l’usanza era quella di sparare dei colpi a salve con armi da fuoco.

Nel 1857 – in occasione della Proclamazione della Vergine del Soccorso, a Patrona Principale della Città di San Severo, come ci tramanda un altro storico, Antonio Irmici, “da quel tempo, si accrebbe il numero di Fuochi Pirotecnici” quindi, la tradizione dei fuochi pirotecnici, a San Severo, sparati durante i festeggiamenti della Nostra celeste Patrona, è sicuramente più antica dell’anno 1857.

Il protrarsi di detta tradizione a San Severo, viene testimoniata ancora, da molte fotografie dell’inizio del ‘900.

All’inizio del secolo scorso, durante la Prima Guerra Mondiale (1915-1918) in San Severo esisteva una Polveriera Governativa, gestita dal sig. Mancini Alfonso; in questa struttura lavoravano “pirotecnici” del posto e del circondario.

La Pirotecnica San Severo ( di Del Vicario e Presutto)
La Pirotecnica San Severo ( di G. Del Vicario)
La Pirotecnica Padre Pio ( di Chiarappa G. e Presutto) anno 1996
La Nuova Pirotecnica Padre Pio ( di Presutto M. e Florio) anno 2001
Pirogiochi ( di Chiarappa G.) anno 2002

Negli ultimi anni, la nostra Città, ha visto la presenza di migliaia di turisti venuti da molte Regioni italiane e da alcuni Paesi europei, per assistere al Palio dei Fuochi Pirotecnici e delle Batterie Serali che si svolge nel mese di maggio, in occasione della Festa Patronale.

Batteria

Grazie all’impegno di alcuni appassionati è nata l’“ASSOCIAZIONE TERRA DEI FUOCHI CITTA’ DI SAN SEVERO” – Ente di volontariato e senza fini di lucro – costituito per tutelare, promuovere e diffondere culturalmente la tradizione e l’arte dei fuochi pirotecnici e delle batterie, salvaguardando l’artigianato locale delle stesse, nella originale caratteristica fabbricazione.

La batteria si può svolgere di qualsiasi lunghezza aggiungendo mazzi su mazzi, questo a seconda dei soldi di cui dispone l’artista, che la confeziona e la spara e l’abilità del pirotecnico nel creare variazioni d’intensità e di colori.

Le batterie, sono sequenze di esplosioni di diversa intensità quelle notturne, sono dette “alla bolognese”con cambiate di colori.

La batteria solo nel senso di complesso di fuochi d’artificio è costituita da: “Passafòchë ”, sedici “bbuttëcèllë ” e una “ rëspòstë ” .
Questo schema si ripete per tre volte, dopo la terza risposta, si spara la quinta, che si snoda per una lunghezza di 15 cm circa, e costituisce, un màzzë dë batteria.

Spieghiamo in dettaglio quali componenti compongono la batteria alla bolognese, tradizione dell’arte pirotecnica di San Severo. Segue una spiegazione in dialetto.

bbuttëcèllë: rotolino di carta lungo circa 15 cm, contenente polvere pirica sono 48 in tutto e compongono un mazzo batteria.

Sbrùffë: sono colpi che partono già accesi da tubi posti a terra, e scoppiano in aria.

sbruff

Passafòchë: nelle batterie “ un lungo rotolino di carta che custodisce internamente la “miccia”

passafoc

Zòca fràncëtë: è una variante nelle batteria e si inserisce per spezzare i ritmo, sempre uguale. la composizione è quella fissa delle batterie, ma le bbuttëcèllë che la compongono sono 6 anziché 16. Sono più lunghe e più doppie e contengono una quantità di polvere uguale a quella di una rëspòstë.

soca francete

Rëspòstë: petardo che scoppia dopo sedici altri meno potenti, oppure in risposta a un razzo o a un colpo sparato in aria.

resposte

Quindë: nelle batterie “colpo più forte delle risposte”.

quinde

Ndrèccë: intreccio; nelle batterie gruppo di cinque o più colpi composto da Rëspòstë, quindë o pannèggë, che esplodono insieme.

Ttuttù: “ variante inserita nel percorso delle batteria per spezzare e frenare il ritmo sempre uguale”. A differenza della batteria normale, ha un passafuoco con una miccia lungo un metro che porta alla fine la spoletta: che controlla un tempo che accende la risposta, da cui parte un altro passafuoco.

Fënelë: il finale della batteria ed è costituito da una mazzo di finale che comprende 25 colpi che possono essere rëspòstë, quindë o pannèggë.

Pannèggë: nelle batterie la più grossa delle bombe, che possono pendere da un passafòchë.

Përàmëdë: piramide, gioco pirotecnico che nella batteria si spara dopo il finale, su un palo alto, si dispongono da 10 a 50 rëspòstë che scoppiano tutte insieme.